La diffusione dei teatri
Il Teatro dell’Arancio è uno dei più dei settanta teatri storici presenti nelle Marche, e uno dei pochi presenti nell’attuale provincia di Ascoli Piceno. Infatti dalla fine del XVIII secolo le Marche sono state interessate da una diffusione capillare dei teatri, che ha interessato non solo i grandi, ma anche i piccoli centri
Le motivazioni risiedono soprattutto nel benessere economico, dovuto per lo più alle rendite agricole e all’apertura del porto franco di Ancona, raggiunto nel corso del XVIII secolo dalle classi dominanti, che vedevano nella realizzazione dei teatri l’ostentazione del ruolo economico e sociale raggiunto e la possibilità di imitare la vita di relazione dei grandi centri urbani.
Anche la filosofia illuminista, penetrando nelle classi più colte, favoriva il gusto per lo spettacolo e la creazione di strutture stabili per il teatro.
La costruzione dei teatri era realizzata secondo una formula che può essere considerata tipicamente marchigiana, anche se non mancano esempi in Emilia e in Romagna: era affidata a Società Condominiali, nelle quali si riunivano le famiglie dei ceti abbienti del paese, che sostenevano le spese per la costruzione e acquistavano dei palchi per assistere agli spettacoli, e in molti casi erano partecipate anche dal comune che contribuiva in modo significativo alla realizzazione.
Piazza Peretti
La piazza trasmette una particolare atmosfera e suggestione, sia per i suoi colori, definiti dalla prevalenza del laterizio e del selciato, sia per il suo impianto.
È il centro dell’antico borgo e accentra intorno al suo spazio i principali edifici pubblici del vecchio comune: la chiesa di San Giovanni Battista, il palazzo comunale, il teatro dell’Arancio, la torre civica.
Nel lato settentrionale della piazza, di fronte all’antico palazzo comunale, si trova la struttura che ospitava il convento.
Questi edifici, con le logge, le porte, le vie che si aprono tra le case, determinano la struttura e la molteplicità di prospettive della piazza, delimitandone e dilatandone lo spazio come in una scena del teatro classico.
Descrizione
Il teatro dell’Arancio deriva il suo nome dalla rigogliosa pianta che era collocata al centro della piazza antistante ed era custodita da un incaricato del comune, scelto ogni anno tra le famiglie del paese, che riceveva come compenso l’esenzione dalla tassa comunale sui fuochi domestici.
È stato realizzato nell’ultimo decennio del Settecento dall’architetto ticinese Pietro Maggi (1756-1817), come la vicina chiesa di San Giovanni Battista, e documenta il benessere economico e la vivace vita di relazione dei ceti dominanti della Grottammare di quel momento storico.
Il teatro occupa quasi interamente il lato orientale della piazza: la facciata è in mattoni a vista e si sviluppa su tre ordini di diversa altezza, sottolineati da cornici marcapiano e coronati da un alto cornicione.
Al centro del secondo ordine, una profonda nicchia con una mostra sormontata da un piccolo timpano contiene la statua di Papa Sisto V, modellata dall’artista Stefano Interlenghi, al di sotto della quale si legge l’iscrizione dedicatoria «SISTO V P.O.M. CIVI MUNIFCENTISSIMO», che sottolinea il legame tra il papa e la sua terra natale.
Il prospetto dell’edificio è concluso dalla torre civica, caratterizzata dal sovrapporsi della nicchia con la Madonna con Bambino, l’orologio, donato nel 1857 da Pio IX, e dal campanile, leggermente rastremato verso l’alto e concluso da un piccolo frontone.
La struttura insiste su una profonda loggia ad archi e volte a crociera poggianti su pilastri quadrangolari: l’edificio venne certamente costruito sui resti di un edificio preesistente di epoca non accertata, come si ricava dalle fondazioni di un loggiato che si vedono sul pavimento del belvedere.
Dalle logge è possibile godere il suggestivo scorcio sull’insediamento costiero del paese e sul litorale delle località limitrofe.
Il recente restauro ha ripristinato l’originario ingresso, attraverso la scala esterna dell’adiacente palazzo comunale. Il teatro poteva accogliere circa 250 persone e ogni anno si procedeva all’estrazione per l’assegnazione dei palchi tra il comune e gli altri proprietari, mentre il popolo poteva accedere solo alla platea. Secondo la formula del teatro condominiale, la manutenzione della struttura spettava al comune e alle famiglie proprietarie dei palchi, mente la gestione era affidata a una società filodrammatica.
Il teatro presenta un tetto a capanna con capriate a vista. All’interno della sala, la parete meridionale mostra dei lacerti di una decorazione a tempera.
L’interno del teatro era costruito in legno ed era arredato molto accuratamente: presentava un palcoscenico, una platea e tre ordini di palchi lignei decorati. Purtroppo oggi non rimane più alcun resto degli arredi originari, in quanto, durante l’epidemia di spagnola, tra il 1918 e il 1920, mancando il legname per le bare, fu necessario prelevarlo dal teatro. Ciò fu possibile in quanto nel 1899 era stato imposto, tramite apposito decreto, la chiusura del teatro, perché non garantiva alcuna sicurezza per gli spettatori. Venne riaperto nel 1908 e vi si svolse l’ultima stagione teatrale.
Nel 2003, dopo quasi un secolo e un accurato restauro, l’edificio è tornato a essere agibile e il teatro è stato riaperto all’arte scenica, oltre ad essere utilizzato in specifiche occasioni anche come spazio espositivo.