Dalle origini al XVI secolo

Chiesa di San Martino

L’origine storica di Grottammare è stata oggetto di discussioni e diatribe, a partire dall’ubicazione originaria della cittadina rivierasca. Due sono le ipotesi più attendibili sul luogo di origine di Grottammare; la prima è quella che si fonda sull’esame dei resti del tempio di una divinità pagana, la dea Cupra, che sono stati rinvenuti a circa un chilometro a sud – ovest del torrente Tesino, là dove ora si erge la medievale chiesa di San Martino.

Epigrafe di Adriano

In quest’ultima sono attualmente conservati i resti del sacrario pagano e insieme a essi, murata in un pilastro, c’è una lapide marmorea che attesta la ricostruzione dell’antichissimo tempio operata dalla munificentia dell’imperatore Adriano nel II secolo d.C.

Altri interessanti reperti archeologici rinvenuti nella stessa zona confermano che in questo luogo una lega di Etruschi ed Umbri aveva edificato un sacello, risalente al IX secolo a.C.

Infatti gli Etruschi, dopo aver respinto gli Umbri dai loro possedimenti a nord di Ancona, li aiutarono a conquistare la regione (chiamata in seguito Picena) abitata dai Liburni, dai Siculi, dai Pelasgi e da più antiche popolazioni autoctone. Il tempio della Dea Cupra doveva essere l’espressione tangibile e corale del ringraziamento alla divinità da parte degli Etruschi e degli Umbri per il riuscito sbarco sulla costa.

Questa interpretazione dell’origine e dell’ubicazione del Tempio della Dea Cupra deve essere ulteriormente comprovata e ciò sarà possibile solo dopo approfondite ricerche in situ e dopo aver riesaminato gli scarsi e manomessi resti archeologici, tra l’altro non ottimamente conservati anche per la qualità non eccellente dei materiali usati, quali il cotto e la ghiaia, e soprattutto per l’abbandono per oltre quindici secoli degli insediamenti vallivi.

L’altra ipotesi sull’origine di Grottammare si riallaccia alla presenza di alcuni ruderi di un antico pagus (villaggio), che con il nome di Pater-Janus sarebbe stato edificato lungo l’antichissima strada che in tempi preromani conduceva a Fermo, sull’attuale colle delle Quaglie. Tale remoto insediamento è confermato dal rinvenimento di alcuni ruderi di massicciato (opus incertum), di fondamenta di una chiesa di cui si fa menzione per la prima volta nel 1480 parlando di una Curte San Paterniani e, più a nord, di resti di un sepolcreto romano (o anteriore) e più a sud di uno cristiano.

Come abbiamo già accennato, non è facile stabilire dove sia effettivamente stato il primo nucleo abitativo degli Etruschi e degli Umbri nella zona di Grottammare; quello che si vuole sottolineare è che, su entrambe le interpretazioni proposte, aleggia fortemente la presenza protettiva del divino, la Dea Cupra nel primo caso e il Pater-Janus nel secondo, espressione di una esigenza verso il trascendentale che è nata con l’uomo e che ha avuto, specie in passato, una funzione sociale molto importante, quella di fare aggregare in villaggi nuclei di popolazioni spesso di origine diversa.

Nel tardo periodo piceno, molto probabilmente Grottammare si è sviluppata notevolmente approfittando delle sue favorevoli condizioni geografiche: innanzi tutto la presenza di un’insenatura portuale a ridosso di un territorio impervio facilmente difendibile: ed è presumibile quindi che i prodotti commerciali greci ed orientali che dal VIII secolo a.C. invasero i mercati della penisola italica siano passati, oltre che per Fanum, Castrum Firmanum, Truentum, anche per Grottammare.

Perché gli Umbri e gli Etruschi costruirono il loro tempio a ridosso della valle del Tesino e poi invece si insediarono più a nord costituendo il pagus di Pater-Janus piuttosto che sul colle dove oggi sorge il vecchio incasato che, tra l’altro, era un luogo particolarmente ricco d’acqua e facilmente fortificabile?

La risposta secondo alcuni storici locali è fin troppo ovvia: il colle era già abitato da antiche popolazione autoctone che vivevano di caccia, sfruttando i folti boschi delle colline circostanti, e di pesca, fruendo del piccolo porto naturale che tanto interesse avrà sicuramente suscitato negli Umbri e negli Etruschi, che però dovettero stabilirsi più a nord non potendo così, almeno in un primo tempo, usufruirne.

È interessante notare che Grottammare appare per la prima volta nei primi anni del secolo X con il nome Grocte o Grupte, e più tardi, Cripte o Grupte a mare; nei secoli precedenti invece il luogo era indicato con il nome di Castello Supportica o Subportica. La questione relativa alla presenza di due nomi diversi per indicare uno stesso luogo è stata risolta dagli storici locali scoprendo che le due denominazioni non indicano la stessa località bensì si riferiscono a due castelli limitrofi che sono coesistiti sul colle; anzi, in base alla struttura orografica della zona, si può parlare di due piccole aree urbane adiacenti che hanno assolto a due diverse funzioni. La prima, più in alto e in cima al colle, è il castello di Grupte, che ha le caratteristiche tipiche della rocca medievale, essendo un luogo ideale per potersi difendere dagli attacchi nemici perché ad est si presenta quasi a strapiombo sul mare, mentre è circondata da mura negli altri lati. La seconda area si trova più in basso, alle pendici del monte, ed è il luogo dove la popolazione si è venuta sviluppando nel corso dei secoli.

Molto probabilmente sono stati proprio gli abitanti di Supportica a costruire il castello di Grupte a scopo difensivo e a rifugiarvisi durante le incursioni saracene.

Nel X secolo, per rispondere alle esigenze di espansione, dal castello di Grupte ci si stabilì nell’antica sede di Supportica e da quel momento il paese continuò la sua esistenza di fiorente centro costiero.

Nel giro di un paio di secoli però Grottammare perdette la sua autonomia perché i vescovi di Fermo, destreggiandosi con astuzia nelle lotte medievali tra il Papato e l’impero, ottennero dal legato pontificio, nel 1248, l’annessione della rocca e del porto di Grottammare, come compenso per essere tornati sotto la soggezione della Santa Sede; nel 1259, il re Manfredi cedette definitivamente il paese «cum suo porto» a Fermo, distruggendone così totalmente l’autonomia politica.

La particolare posizione del luogo, la notevole fertilità del suolo, la spiccata operosità degli abitanti fecero sì che Fermo considerasse Grottammare come il più importante degli otto castelli di prima classe sui quali aveva giurisdizione. Per questo fece restaurare la cinta muraria del castello di Grupte, ormai cadente per le guerre e gli assedi sostenuti, e nel 1299 dette inizio all’ampliamento del piccolo porto antichissimo che si era venuto insabbiando e che ora è scomparso.

 

La storia di Grottammare, dopo la sua cessione alla città di Fermo, ricalca quella di molti altri centri dell’Italia che si trovano coinvolti nei frequenti e disastrosi passaggi di eserciti, nella guerra fratricida di città limitrofe e nelle scorrerie di pirati turchi, corsari inglesi, ecc….

Fu proprio in seguito ad una pericolosa incursione e temporanea occupazione del paese ad opera dei pirati nel 1525, che Grottammare fu completamente circondata di mura, fortificata nelle porte, rafforzata con un torrione detto «della battaglia», posto a fianco di Porta Marina e in esatta corrispondenza con il sottostante porto, in modo da poter rispondere adeguatamente con i nuovi cannoni ad altre eventuali incursioni nemiche.

Torrione della Battaglia

Il 13 Dicembre 1521, nel luogo dove oggi sorge la Chiesa di Santa Lucia, nacque Felice Peretti, passato alla storia come Papa Sisto V.

Dell’illustre Papa si ricorda la lotta al banditismo, la sua rigorosa moralizzazione dei costumi, l’opera di abbellimento di Roma. Per sua iniziativa venne costruita la celeberrima Biblioteca Vaticana. Inoltre, con l’opera dell’architetto Fontana, riuscì a far innalzare in Piazza San Pietro il famoso obelisco di granito.

Papa Sisto V

La storia di Grottammare è fortemente legata a questa importante figura che, con la sua influenza e quella della sorella Camilla Peretti, ha contribuito ad apportarle benefici e notorietà.

Dal secolo XVII al XX secolo

Grottammare continuò a godere di molto prestigio in tutta la zona grazie al suo attivissimo porto che, oltre ad avere funzione difensiva, nel 1643 fu scelto come sede per un ufficio governativo che controllava gli imbarchi e gli sbarchi nelle spiagge di San Benedetto, Cupra e Pedaso.

Durante il regno d’Italia, proclamato da Napoleone Bonaparte nel 1804, Grottammare fu dichiarata «giudicatura di pace» e alle sue dipendenze c’erano anche San Benedetto, Acquaviva e Monteprandone, che però Leone XII nel 1827 assegnò al «mandamento» di San Benedetto.

Dal 1799 al 1817 Cupra Marittima fu frazione di Grottammare e in questo periodo, grazie al blocco continentale cui fu soggetto Napoleone che aveva prodotto un rincaro altissimo nei noli dei trasporti, il commercio attraverso il suo porto ebbe un’espansione notevole.

Dopo la sconfitta napoleonica del 1815, si ebbe un periodo di crisi ed un notevole abbassamento demografico; solo grazie all’installazione di nuove fabbriche nella seconda metà del 1800 il momento difficile venne superato.

Nel 1848- 49 Garibaldi fu ospitato a Grottammare e vi fece nuovi proseliti; ormai maturi i tempi, il paese insorse nel settembre del 1860 con gli altri centri vicini e furono fatti prigionieri 500 soldati pontifici.Lapide a Garibaldi

Pochi giorni dopo, il paese accolse Vittorio Emanuele II che ricevette la commissione partenopea venuta a porgergli l’offerta formale del Regno delle Due Sicilie.

Lo storico incontro avvenne presso lo splendido palazzo Laureati ed una lapide marmorea nella facciata sud di esso ricorda ancora oggi l’eccezionale avvenimento.

La coscienza popolare e borghese dei cittadini di Grottammare, apertasi alle idee di libertà, di democrazia, di uguaglianza e di rinnovamento, fece trattenere qui il re d’Italia per ben cinque giorni. Nel 1910, per ricordare tale avvenimento, fu eretto nell’attuale pineta Ricciotti un monumento detto «dell’Annessione», che simboleggia la sottomissione e l’adesione del popolo partenopeo, affrancato dalla dominazione borbonica, al nuovo regno d’Italia.

Dalla fine del XVIII secolo gli interessi del paese si erano orientati verso l’area costiera sottostante: è del 1779 il piano di ampliamento del nuovo incasato, approvato da Pio VI, progettato dall’architetto Pietro Augustoni. Esso consisteva in un reticolo di strade, di sei metri di ampiezza, che si incrociano ad angolo retto, e che delimitano isolati rettangolari di rapporto costante.

La Grottammare attuale si è estesa sul metro datole dall’Augustoni ed il continuo arretramento del mare ha permesso la formazione di rigogliose pinete che si affiancano alla ferrovia.

Successivamente, agli inizi del Novecento, sono stati costruiti a ridosso del litorale, da ricche famiglie di villeggianti che avevano scelto questo luogo come loro stabile dimora estiva, numerosi e graziosi villini liberty, tra i quali citiamo Villino Matricardi e Villa Trento, dove un tempo sorgeva la raffineria degli zuccheri.

Villino Matricardi

In seguito Grottammare fu abbellita con lo splendido viale di palme e di oleandri che offre al turista, nella bella stagione, quel contrasto di colori che dall’azzurro intenso delle acque all’orizzonte sfuma in tonalità più chiare sulla battigia, si mescola con il colore avorio di un manto sabbioso estremamente sottile e si fonde con il verde cupo della pineta, interrotto qua e là dai ciuffi rosa e bianchi degli oleandri in fiore.

Nella seconda metà del Novecento, per la crescita della popolazione e la ricerca di nuovi spazi abitativi, Grottammare si è ampliata verso sud, ai confini con San Benedetto del Tronto, con due quartieri di recente realizzazione. La zona Ischia I è incentrata sulla chiesa della Gran Madre di Dio, cui si accede mediante un viale ornato da aceri di recente impianto.

La chiesa è in stile moderno e l’interno è abbellito da alcune opere in legno, come la statua della Madonna col Bambino, la Via Crucis, che si distingue per le sue quindici stazioni invece delle tradizionali quattordici, e un altorilievo col tema della famiglia, opera dello scultore Francesco Santori.

Il secondo quartiere di recente impianto e a ridosso dei confini amministrativi con San Benedetto del Tronto è quello aggregato intorno alla Piazza Carducci.

La piazza è stata progettata come uno spazio a pianta quadrata, abbellita da tigli e pini d’Aleppo, con gli angoli circolari caratterizzati dalla presenza delle palme delle Canarie. L’omogeneità della pavimentazione in mattoni rossi è interrotta al centro da un granito grigio disposto a disegnare una stella. Intorno a questo spazio sono sorti i palazzi del nuovo agglomerato urbano.

Ultimo aggiornamento

19/01/2021, 11:38