Alceo Speranza nacque a Grottammare il 15 ottobre 1878.
Suo padre, Giuseppe Speranza (1830-1915), fu un avvocato, storico e patriota grottammarese, che partecipò attivamente agli eventi risorgimentali lasciandone anche diretta testimonianza, e che seppe coniugare nella sua vita la professione forense con svariati interessi intellettuali scrivendo opere di indubbio e perdurante valore, dalla biografia Alberico Gentili, dedicata a uno dei padri del diritto internazionale, agli studi storici e archeologici raccolti in Il Piceno, fino alla Guida di Grottammare, incentrata sulla storia locale.
Come il padre, anche Alceo Speranza si laureò in legge ed esercitò la professione di avvocato, dedicandosi poi alla vita politica. Dapprima ricoprì incarichi locali, come sindaco a Ripatransone e consigliere municipale a Grottammare, successivamente venne eletto a incarichi nazionali nella circoscrizione di Fermo, divenendo deputato del Regno d’Italia per due legislature, dal 1909 al 1919.
Dotato di ingegno poliedrico, coltivò durante tutta la sua vita molteplici passioni, dal giornalismo alla letteratura, dalle ricerche storiche agli scavi archeologici, fino allo sport, allora agli albori in Italia.
Rese la casa di famiglia a Grottammare, la villa Vedetta Picena, un noto luogo di incontri, di cultura, di musica, di storia, di arte, ricevendo, tra gli altri, personalità come l’architetto Giuseppe Sacconi, progettista del Vittoriano di Roma, l’archeologo Giacomo Boni e lo storico del francescanesimo Paul Sabatier.
Organizzatore instancabile e brillante oratore, Alceo Speranza promosse in diversi contesti gli interessi dei territori marchigiani e in special modo del suo paese natale, nel quale programmò uno storico evento di rilievo nazionale in occasione delle Onoranze per il cinquantenario dell’Unità d’Italia nel 1911.
Arruolatosi volontario nella Prima Guerra Mondiale, fu alla fine del conflitto un convinto sostenitore della necessità di federare gli Stati europei per assicurare loro un futuro di pace, come dichiarò in una lettera pubblica inviata al Premio Nobel Ernesto Teodoro Moneta.
Con l’avvento del regime fascista, a cui non aderì, abbandonò la vita politica e si ritirò nella sua villa Vedetta Picena, prossima al Parco Monte Castello, in cui si spense il 17 aprile 1945.
Dopo la sua morte, il figlio, Giuseppe Speranza (1922 – 2000), fu custode attento e vigile del suo archivio e delle sue memorie, e proseguì la tradizione di ospitalità nella villa di famiglia, accogliendo, tra gli altri, anche il poeta e storico dell’arte Mario Rivosecchi, che proprio nei luoghi della Vedetta Picena trovò ispirazione per scrivere alcune delle sue più significative poesie.